25 Agosto 2011
VERTENZA DEL LATTE

Della possibilità di rivedere il prezzo del latte in Ciociaria se ne riparlerà il 25 agosto a Roma, presso l’assessorato agricoltura dove l’assessore Angela Birindelli convocherà gli attori della filiera dopo l’assenza della parte industriale al tavolo di una settimana fa. “Speriamo che questa volta coloro che rappresentano le imprese di trasformazione siano presenti. Il gruppo Francia, a dire la verità, ha già comunicato, mediante una propria nota, all’assessore Birindelli, che sarà al tavolo. Speriamo che sia di pungolo per altri soggetti che sino ad oggi hanno disertato i nostri inviti e quelli della Provincia prima di essere assenti anche in Regione”. E’ chiaro il direttore di Coldiretti Frosinone, Paolo De Cesare che aggiunge. “La discussione, torno a ribadirlo con chiarezza, non riguarda, comunque, solo il prezzo del latte, fermo in Ciociaria a 0.34 di media per ogni litro conferito dai nostri oltre 600 allevatori, mentre, il prezzo regionale, con tanto di accordo siglato a marzo scorso, è a 42 centesimi per litro. L’argomento sul quale intendiamo confrontaci davanti all’Istituzione Regione, con i referenti delle industrie e dei caseifici, è anche quello di un piano di rilancio del settore in Ciociaria mediante un percorso virtuoso che, se condiviso, potrebbe offrire soluzioni positive anche ai trasformatori”. Per Coldiretti che di fatto ha già raggiunto un primi risultato con la nuova convocazione, si tratta di una strada obbligata anche alla luce dei numeri di una crisi che è pesante nel Lazio ma forse ancor di più in provincia di Frosinone.  ”Il quadro attuale è insostenibile – commenta ancora De Cesare - e peggiora una crisi già pesante. Negli ultimi cinque anni hanno chiuso i battenti circa 500 stalle in Ciociaria (-46,3%) superando la media laziale (-37%) che ha fatto scendere gli allevamenti da 2.712 a 1.705. Oggi in produzione ci sono circa 600 aziende che danno lavoro ad oltre 1.500 persone muovendo un indotto considerevole. Il problema e’ anche sociale e non solo di categoria se si pensa che ai circa 2.000 posti di lavoro a rischio nelle industrie si devono sommare anche questi numeri. Per questo abbiamo fatto sentire la nostra voce insieme agli allevatori che sono esausti ma hanno volontà ed orgoglio per continuare a far apprezzare ai consumatori il proprio prodotto sano, di qualità e, soprattutto, di certa provenienza”. Infatti il problema è anche di natura sociale e per i consumatori che, storditi da sofisticazioni e alchimie di ogni tipo, vorrebbero sapere da dove arriva il latte che consumano e quello che si trasforma magari promuovendo formaggi locali che poi di locale hanno davvero poco.

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