10 Marzo 2010
ORTOFRUTTA

La produzione di pomodoro da industria rischia di sparire dalla pianura del viterbese, dove si produce oltre un milione di quintali dell’ormai ex oro rosso italiano. E’ il rischio che si corre dopo l’accordo sul prezzo del pomodoro per il 2010, siglato nei giorni scorsi a Parma tra i rappresentanti degli agricoltori e quelli dell’industria. Il prezzo di 70 euro a tonnellata franco azienda agricola, con un calo di 9,50 euro rispetto all’anno scorso, è antieconomico per l’agricoltore, visto che il costo nei campi – sottolinea Coldiretti – è a volte superiore. Contemporaneamente l’industria si trova a fare i conti con i prezzi del mercato mondiale, mentre la riduzione delle semine nei nostri campi dovrebbe portare a un sottoutilizzo degli impianti industriali.
“In questa situazione – commenta Gabriel battistelli, direttore della Coldiretti di Viterbo – il settore del pomodoro non è più in grado di creare reddito e rischia di diventare un settore antieconomico. L’unica soluzione è mettere in campo nuove strumentazioni e nuove regole che ridiano spazio alla capacità produttiva sia qualitativa, sia quantitativa del nostro Paese. La concorrenza del prodotto estero – ricorda Battistelli – è fatta di prezzi bassi, ma di altrettanta bassa qualità. Le importazioni inoltre nascondono a volte fenomeni di dumping sociale, con i costi del prodotto ridotti ai minimi termini per assenza nel Paese d’origine di garanzie per i lavoratori, per l’uso in campagna di prodotti chimici da noi vietati, per industrie di trasformazione prive di sistemi adeguati di depurazione per tutelare l’ambiente circostante e per i grandi problemi sanitari dovuti soprattutto ai livelli di muffe presenti nel prodotto”.
“Occorre che l’Italia è l’Europa – afferma Leonardo Michelini presidente della Coldiretti Viterbese – facciano una chiara scelta di regole per tutelare i propri cittadini consumatori. Ad esempio l’assenza di una chiara etichettatura d’origine per tutti i derivati del pomodoro che non sia la passata consente che il prodotto estero possa finire in prodotti spacciati per italiani, con conseguenza che la loro bassa qualità finisca per pregiudicare irrimediabilmente l’immagine del pomodoro italiano. È  fondamentale un maggiore controllo nei punti di entrata del prodotto importato, in particolare i porti, dove occorre specializzare personale che sappia gestire le importazioni non solo sul piano quantitativo, ma anche su quello qualitativo, in particolare per gli aspetti sanitari legati ai residui chimici e alle qualità organolettiche”.
Un’attenzione particolare – secondo Coldiretti – bisogna porre nel cosiddetto “traffico di perfezionamento attivo”, che, tradotto, significa importazione di pomodoro da lavorare per conto terzi che deve poi essere riesportato totalmente. In realtà può succedere che venga importato una triplo concentrato di pomodoro, che venga lavorato e riesportato con una concentrazione più diluita. In termini di peso i quantitativi riesportati sono gli stessi, ma parte del concentrato resta in Italia e finisce all’interno di prodotti nazionali. Anche per ridurre i rischi di queste situazioni – sottolinea la Coldiretti – è importante avviare con l’industria una riflessione sull’opportunità di continuare ad importare pomodoro in contemporanea con le nostre produzioni, ed arrivare anche a bloccare questo tipo di importazioni nei territori dove la produzione locale di pomodoro italiano sia abbondante e sufficiente a soddisfare la capacità lavorativa dell’industria. E’ anche in corso di pubblicazione il decreto che fissa in 1.000 €/ha l’importo indicativo del premio accoppiato per il pomodoro da industria per la campagna 2010, l’ultima del regime transitorio di tre anni che porterà dal 2011 al disaccoppiamento totale degli aiuti. L’importo è stato calcolato sulla base del budget di 91,98 milioni di euro (la parte accoppiata del premio pomodoro), suddiviso per il numero di ettari previsti. Alla luce dell’importo previsionale, della produzione 2009 (oltre 57 milioni di quintali trasformati) e degli ingenti flussi di prodotto importato (oltre 148 milioni di chilogrammi di concentrato triplo tra gennaio e novembre 2009). È  assolutamente necessario che i produttori, le OP e le industrie, programmino adeguatamente gli investimenti a pomodoro, per evitare un raccolto eccessivo rispetto alle richieste del mercato.

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