20 Febbraio 2019
COLDIRETTI LAZIO: «UN NUOVO CONSORZIO DEL PECORINO ROMANO DOP PATRIMONIO DEGLI ALLEVATORI»

Le dimissioni del presidente del Consorzio di Tutela della Dop del pecorino romano Salvatore Palitta rappresentano un primo passo del percorso da tempo auspicato da Coldiretti Lazio: un netto cambiamento nella gestione del Consorzio, le cui politiche si sono rivelate fallimentari (a fronte di un patrimonio ovino del centro Italia che rappresenta il 40% di quello italiano), e una riforma delle regole che prevedono l’ingresso nell’amministrazione del mondo agricolo. Coldiretti Lazio ha chiesto e ottenuto la costituzione di una Commissione per la formazione del prezzo presso la Regione e presentato una piattaforma che contiene una serie di progetti concreti per rilanciare il settore ovino, di grande tradizione e rilevanza per un territorio che vanta oltre 8mila allevamenti e circa 13mila aziende impegnate nel comparto. 

“Per garantire un equo compenso e restituire la dignità agli allevatori laziali servono investimenti, programmazione e regole chiare – sottolinea David Granieri, presidente Coldiretti Lazio – E’ necessario progettare un percorso che porti alla diversificazione del pecorino romano rispetto a quello prodotto in altri territori, così come è fondamentale che si arrivi finalmente al riconoscimento del marchio Cacio romano Dop che consentirebbe di assorbire parte del latte territoriale segmentando il mercato. E’ importante riuscire a creare un Osservatorio delle produzioni ovine, intese sia come latte sia come carne, per avere trasparenza sui dati di produzione territoriale. L’apertura di un tavolo tecnico sul latte ovino, che vede riunita tutta la filiera, è uno strumento di azione essenziale per lavorare sulla crescita del settore e prevenire situazioni critiche. Per questo è indispensabile che si dia continuità a questa struttura rendendola permanente e pienamente operativa. Ormai è prioritario riuscire a lavorare su progetti di filiera che coinvolgano la grande distribuzione e valorizzino il vero made in Italy, sempre più a rischio senza desecretazione dei dati di importazione dei prodotti agricoli. Ogni giorno, infatti, entrano in Italia tonnellate di latte e carne ovina di cui non si hanno notizie dell’origine e del percorso di trasformazione. Una mancanza di trasparenza che nuoce ai produttori e incide sulla salute dei consumatori”.

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