1 Marzo 2013
COLDIRETTI ROMA

“Tra le eccellenze del patrimonio enogastronomico della provincia di Roma e dell’intera regione, c’è anche il carciofo (Cynara scolimus) che fa parte delle produzioni IGP (Indicazione Geografica Protetta) che come Coldiretti intendiamo ancor di più valorizzare e, soprattutto, tutelare”.
Così David Granieri – presidente di Coldiretti Lazio e Roma che aggiunge.
“Ultimamente si sono moltiplicati i tentativi di far arrivare nel mercato romano carciofi di dubbia provenienza che, tramite anche negozi al limite della legalità per condizioni igienico-sanitarie oltre che per le relative autorizzazioni, a prezzi ovviamente stracciati, traggono in inganno i consumatori.”
Il carciofo ha origini antichissime. Agli Etruschi si deve la primogenitura della pianta le cui raffigurazioni di foglie di carciofo sono presenti in tombe della necropoli di Tarquinia.
Oggi – spiega il direttore di Coldiretti Lazio e Roma Aldo Mattia - sono due le varietà coltivate lungo il litorale a nord di Roma nei dintorni di Ladispoli e Cerveteri, dove tra l’altro ogni anno si tiene una manifestazione che richiama migliaia di visitatori.
Proprio nelle scorse settimane la nostra sezione ha chiesto un maggior impegno per questa sagra e più in generale per delle azioni a tutela dei produttori locali che spesso si trovano a dover competere con decine e decine di venditori improvvisati provenienti da fuori regione e con prodotto che arriva anche al di fuori della nostra Penisola.
Il Romanesco di presenta grosso e con il capolino quasi rotondo, ha poco scarto ed è il più adatto per essere cucinato ripieno. La parte commestibile della pianta è in realtà il fiore e il cuore centrale chiamato “cimarolo” è il più ricercato, e di conseguenza anche il più costoso, perché più tenero e con le foglie più seriate. Molto versatile in cucina, la tradizione lo predilige “alla romana", cotto a fuoco lento e condito con pangrattato, aglio, prezzemolo, pepe e abbondante olio, oppure alla "giudia", tagliato a spirale in modo da eliminare la parte legnosa, fritto nell'olio con il gambo in alto e bello croccante.
Nel 1954 il Lazio raggiunse la soglia del 26% sul totale nazionale dei carciofi prodotti e immessi sul mercato italiano.
Nel 2000 invece il Lazio risultò essere la quarta regione in Italia per produzione di carciofi (4%), dopo la Puglia (37%), la Sicilia (21%), la Campania (8%) e davanti alla Toscana (2%).

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